1. Cosa pensi del Green New Deal approvato a livello europeo?
Il Green New Deal rappresenta un passo fondamentale per l’Europa, da realizzarsi attraverso misure concrete e il sostegno finanziario da parte della stessa Unione, in risposta all’emergenza dei cambiamenti climatici. Un impegno che vede tutti i Paesi europei, insieme, farsi carico di una trasformazione volta a attuare una vera e propria rivoluzione verde il cui principale scopo risiede nel raggiungimento della neutralità delle emissioni inquinanti entro il 2050. La minaccia dei cambiamenti climatici, infatti, è già in atto e il tempo che abbiamo a disposizione per trasformare l’Europa in un’economia moderna, circolare e pulita è sempre meno.
La Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, è stata ben chiara nel ribadire che la sua priorità sarà una sola, quella di promuovere il Green Deal europeo al fine di rendere più sostenibili per l’ambiente la produzione di energia e il modo di vivere di ogni cittadino europeo, senza lasciare nessuno indietro.
Il progetto è molto ambizioso, vi dovranno lavorare negli anni tutte le principali istituzioni europee in concerto con gli stati nazionali e le loro rappresentanze locali, tra cui senza ombra di dubbio rientrerà anche la Regione Toscana, in quello che è non solo un lavoro a salvaguardia del nostro futuro, ma anche un buon esempio per il resto del mondo per contrastare i cambiamenti climatici.
Gli obiettivi principali e intermedi che il Green Deal si propone e si proporrà via via negli anni andranno a toccare non solo l’azzerare le emissioni inquinanti entro il 2050, ma anche il potenziamento della diffusione delle energie rinnovabili, l’introduzione di nuove regole per costruire o ristrutturare case e industrie, il potenziamento del trasporto pubblico e dell’economia circolare, nonché la tutela dei boschi e le specie animali in estinzione. Il tutto secondo una transazione sociale giusta nel tempo, ossia nel rispetto della forza lavoro che miri non solo a proteggere i posti di lavoro, ma anche di crearne nuovi.
Il Green Deal europeo dovrà essere una vera e propria svolta per l’ambiente , l’ambizione e lo sforzo della Commissione, sotto la spinta dell’Accordo di Parigi e sull’ondata rivoluzionaria dei Fridays for Future, devono essere lodati per un progetto mai realizzato da qualsiasi altro stato o organizzazione internazionale. Proprio per questo ci sarà bisogno di tutta la collaborazione possibile e un impegno costante in sede europea, da parte degli stati nazionali, dalle stesse realtà locali nonché dalle aziende private.
2. Cosa pensi del Piano Nazionale Energia e Clima italiano?
Il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima è strettamente collegato al Green Deal europeo essendo in linea con quelli che sono gli obiettivi previsti a livello europeo in tema di efficienza energetica, fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni CO2, sviluppo sostenibile e molto altro ancora. Il testo di oggi è frutto di un percorso iniziato nel 2018 di confronto tra le istituzioni, i cittadini e le associazioni ambientalistiche che ha tenuto di conto anche delle indicazioni della stessa Commissione europea. È la risposta dell’Italia a quello che l’Europa ci chiede e la prova che il nostro Paese sarà in prima linea nel rispetto degli impegni ambientali. Il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima servirà ad accompagnare la transizione del mondo produttivo italiano verso quello che è il New Green Deal, contribuendo a realizzare la essenziale e necessaria svolta a favore delle tematiche ambientali della politica dell’Unione Europea.
3. Commenta questa affermazione: la Regione Toscana dovrebbe essere all’avanguardia sull’installazione di nuovi impianti di energie rinnovabili a prescindere dal contributo dell’energia geotermica (ovvero: l’energia geotermica non può essere motivo per realizzare meno energie rinnovabili di altro tipo, ad esempio solare ed eolico)
La perenne sfida a cui la Regione Toscana deve sempre prestarsi è quella di continua crescita e innovazione negli impianti di energie rinnovabili, non solo nel settore dell’energia geotermica per cui siamo già la regione leader in Italia, ma guardando anche alle altre fonti energetiche rinnovabili. In particolare, gli impianti solari, che vedono a fine 2018 in Toscana la capacità di generazione elettrica da fotovoltaico di circa 812 MW, subito seguiti dall’idroelettrico che rimane la fonte rinnovabile più importante nel mondo e che in Toscana risulta di 373,1 MW, per arrivare infine all’eolico, corrispondente a una potenza di 143 MW nel 2019. Quest’ultimo in particolare necessita di una maggiore spinta nella nostra Regione, per questo è stato realizzato il progetto WIND-GIS dal Consorzio Lamma su commissione della Regione Toscana, un sistema utilizzato per la valutazione del potenziale eolico della Toscana e la localizzazione di nuovi impianti all’avanguardia nel nostro territorio. Sempre nel rispetto del paesaggio toscano, l’installazione di nuovi impianti di energie rinnovabili è una necessità innegabile che deve inserirsi in un più ampio quadro di transizione ecologica della cultura e stile di vita dei cittadini, per un’economia verde in linea con i progetti nazionali e europei dei prossimi trent’anni.
4. Commenta questa affermazione: gli impianti di geotermia a ciclo combinato a completa reiniezione di gas (quindi senza emissioni), ed i parchi eolici, a mare e sui crinali, sono un contributo fondamentale per la conversione ecologica. Se la realizzazione di questi progetti incontra problematicità con le comunità locali, bisogna adoperarsi per compensazioni e per una mediazione con i cittadini, ma nell’ottica di realizzare comunque gli impianti, perché la transizione ecologica è un’emergenza mondiale irrimandabile ed è comunque la priorità
Condivido pienamente l’affermazione. Per raggiungere gli obiettivi in contrasto all’emergenza climatica che ci siamo posti negli anni a venire, una spinta verso una produzione energetica basata su fonti rinnovabili è giusta e indispensabile. Tale necessità spesso incontra l’opposizione di comunità locali a tutela di un altro interesse pubblico, ossia l’attenzione al paesaggio, bene che al suo interno comprende i valori culturali, ambientali e produttivi di un territorio. Infatti, la diffusione dell’utilizzo delle energie rinnovabili attraverso impianti di geotermia e parchi eolici purtroppo viene spesso associata ad un’idea di deturpazione del paesaggio.
Molte volte si creano incomprensioni tra i cittadini e gli enti locali proprio per un’oggettiva mancanza di dialogo: è fondamentale saper ascoltare e collaborare con la comunità stessa, proprio per capire le problematiche che spingono verso un’opposizione, ma sempre con l’obiettivo di far comprendere quanto questi strumenti non siano una deturpazione, bensì un arricchimento del paesaggio, sotto vari aspetti: ambientale, economico e di innovazione. La produzione di energia rinnovabile, infatti, deve diventare parte integrante di un paesaggio e di un territorio e non un elemento estraneo. A maggior ragione, vista la rivoluzione verde in atto nella produzione di energia che vedrà negli anni un aumento degli impianti in tutto il nostro territorio nazionale.
5. Cosa pensi dell’impianto di rigassificazione Eni progettato a Stagno?
L’impianto di bio-raffineria che dovrebbe essere realizzato presso la sede Eni di Stagno, sembra che avrà una capacità di 200mila tonnellate annue di plastiche dure e non riciclabili che lavoreranno tali rifiuti indifferenziati come combustibile dell’impianto per produrre biometanolo. Il progetto, ancora in fase di scrittura, ovviamente dovrà tenere di conto delle condizioni ambientali ed epidemiologiche dell’area interessata al nuovo impianto, il tutto attraverso un coinvolgimento e una partecipazione attiva degli stessi cittadini. Ancora è presto per dare un giudizio definitivo, visto che Eni ancora non ha presentato il progetto, ma le premesse sembrano promettenti.
6. Cosa pensi del progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze?
Sono favorevole. Il motivo per cui sostengo la realizzazione della nuova pista dell’aeroporto di Firenze è la tutela della salute dei cittadini dei quartieri di Quaracchi, Peretola e Brozzi , localizzati più a ridosso dell’aeroporto e sottoposti ai sorvoli nelle fasi di decollo e atterraggio dell’attuale pista. Tale situazione di disagio ha creato esasperazione nella comunità dei sopra citati quartieri a causa del costante inquinamento acustico a cui è sottoposta, nonché l’inquinamento atmosferico provocato dalle emissioni generate dai motori degli aerei. La realizzazione di una nuova pista eliminerebbe tali criticità e i rischi che ne conseguono, spostando le traiettorie su un territorio più libero, vicino all’autostrada e lontano da tutte le aree residenziali. Un progetto, quindi, per la salute della popolazione fiorentina, un bene primario che dev’essere sempre tutelato dall’amministrazione.
7. Cosa pensi della gestione del verde nei Comuni Toscani, e dei progetti di forestazione urbana annunciati dalle amministrazioni comunali e dalla Regione?
La gestione del verde urbano rappresenta – da molto oramai – un tema spinoso: da quando l’industrializzazione e l’urbanizzazione sono divenute figlie di una modernizzazione poco lungimirante, un approccio corretto verso la cura del verde ha scontato una terribile ristrettezza di vedute. L’imprenditore Jucker nel 1958 affermò che gli italiani continuano ad essere irriducibili nemici degli alberi e del verde. Bisogna chiedersi se le cose, dagli anni ’50 ad oggi, sono cambiate. Oggi occorre un cambio di passo verso una svolta ecologista e le prime a crederci devono essere le istituzioni e le amministrazioni locali. Quanto alla gestione del verde nei Comuni Toscani, è essenziale che ogni Comune si doti di un regolamento che disciplini ad hoc la tutela del verde pubblico e compito della Regione è quello di affiancare i Comuni in questo progetto di crescita e di formazione, culturale oltreché politica.
La tutela del verde urbano, penso ad esempio alle operazioni di potatura delle piante, non può più essere affrontata in modo superficiale, con un dannosissimo approccio “fai da te”: ci sono specialisti e studiosi – Dottori agronomi e Dottori forestali – che si occupano di tutto questo a livello accademico. E’ fondamentale che tali esperti siano coinvolti nella gestione concreta del vede pubblico: non si può pensare che l’amministrazione possa fare a meno del contributo del sapere tecnico: sarebbe un peccato di ὕβρις! Senza contare, infine, che il coinvolgimento di professionalità specifiche nella modalità di gestione del verde consente anche la creazione di un certo numero di posti di lavoro.
Un giardino urbano curato, in cui le piante e gli alberi godono di buona salute è fonte di benessere, oltreché per gli esseri viventi vegetali, per noi esseri umani: è un benessere fisico, ma anche psicologico (indubbi sono i benefici del poter godere di una vista riposante di un’area verde nell’epoca in cui stress e depressione costituiscono una grave fonte di sofferenza).
Occorre volgere lo sguardo al futuro e allontanarci dalla visione antropocentrica che ha caratterizzato l’approccio dell’uomo nei confronti della natura: l’essere umano non è all’apice di una piramide, ma è parte del tutto, è parte del ciclo e vive in una interconnessione della cui rottura finisce per subire i danni.
Vanno senz’altro accolti con favore i progetti di forestazione urbana annunciata. Non dimentichiamoci che gli effetti di un verde urbano gestito saggiamente sono molti e su più fronti.
Innanzi tutto, l’emissione di ossigeno nell’aria consente di abbattere l’inquinamento delle aree urbanizzate: un albero può assorbire di media fino a 20 chili di anidride carbonica all’anno.
In secondo luogo, nel Bel Paese non può essere trascurata l’estetica della città: la presenza di zone verdi, giardini storici, aree attrezzate mitiga l’impatto visivo prodotto dalla presenza delle edificazioni, degli elementi architettonici e dalle attività dell’uomo.
Il verde urbano ha inoltre una funzione sanitaria e igienica: chiediamoci perché gli ospedali di recente costruzione prevedono la piantumazione di vaste aree limitrofe all’edificio sanitario. Senza trascurare, tra l’altro, la funzione sociale e didattica che svolge la presenza in città di parchi, giardini, viali e piazze alberate. Da un lato, si offre un servizio alla collettività, rendendo i nostri spazi urbani più vivibili; dall’altro, si sensibilizzano le nuove generazioni sui valori connessi alla tutela ambientale. Infine occorre ricordare che un centro cittadino vivo e frequentato costituisce un grande antidoto per il contrasto alla delinquenza e al degrado socio-culturale: un luogo accogliente viene frequentato; un luogo frequentato consente di garantire naturalmente il controllo sociale del quartiere e della città. Anche così si può rispondere all’istanza di sicurezza sempre più pressante. Usiamo il verde pubblico, non le ronde.
8. Conosci l’iniziativa nazionale e della Regione Puglia per il reddito energetico? Ti impegni a sostenerla per la Toscana?
Conosco l’iniziativa del reddito energetico, sperimentata prima a Porto Torres, poi attuata dalla Regione Puglia ed ora proposta a livello nazionale. In Puglia, l’iniziativa è stata attuata con lo stanziamento di un finanziamento pubblico a fondo perduto per l’installazione di impianti fotovoltaici per famiglie in difficoltà economiche. Secondo il modello pugliese, i costi di installazione e manutenzione dei pannelli sono sostenuti dalla Regione e le famiglie soddisfano il proprio fabbisogno energetico con l’energia elettrica prodotta dai pannelli. Il surplus di energia è immesso nella rete elettrica e il Gse paga l’energia alla Regione, che usa i soldi per finanziare il fondo secondo un circolo virtuoso.
Mi pare una buona idea per conciliare la scelta ecologista con l’inclusione sociale, con la prospettiva di promuovere la coesione economico-sociale.
9. Ti impegni affinché la Toscana faccia un lavoro di massimo stimolo e informazione affinché cittadini e imprese aderiscano all’iniziativa dell’ecobonus e alla possibilità di costituire comunità energetiche?
Sarò in prima linea affinché la Regione Toscana sappia rispondere con efficacia alla sfida cui l’oggi ci chiama. Il primo passo per una buona riuscita dell’iniziativa ecobonus è senz’altro quello di condurre adeguate campagne informative, tanto nei confronti dei cittadini, quanto nei confronti delle aziende e dei professionisti che offrono servizi sul mercato legati all’efficientamento energetico.
10. Come realizzeresti, se la realizzeresti, la strategia rifiuti zero in Toscana?
Sui rifiuti occorre cambiare assolutamente prospettiva. La natura ci dà segnali chiari: non è più sostenibile una cultura consumistica basata sullo spreco di risorse. E’ necessario orientarsi sempre più verso il recupero della materia degli oggetti non più utilizzabili: il riciclaggio dei rifiuti diventa fondamentale. Prima ancora, però, è necessario cambiare la nostra forma mentis, abituata disfarsi di un oggetto non appena la sua stretta funzionalità sia esaurita. Gli oggetti possono essere riutilizzati, prima di diventare rifiuti da riciclare. Il riciclaggio, seppur virtuoso, deve diventare l’ultima spiaggia: questo ci consentirebbe davvero di addivenire ad una logica di “Rifiuti zero”. In tale prospettiva, potrebbe essere utile la diffusione dei “centri del riuso”, già sperimentati in alcune realtà della nostra Regione, dove l’utente lascia l’oggetto che, riparato ove danneggiato, può essere poi reinserito nel circolo dei beni utilizzabili. Ancora, deve essere potenziato il vuoto a rendere del vetro, nelle attività della ristorazione ma anche per le famiglie. Per la battaglia plastic free, mi pare indispensabile un’inversione di rotta nella produzione, e per questo serve l’aiuto del decisore nazionale: è il momento di ridurre al massimo il packaging dei beni, soprattutto di quelli alimentari, ovvero di progettarlo in funzione del riutilizzo. Quanto al conferimento dei rifiuti, oltre ad un potenziamento della raccolta differenziata, si devono incentivare interventi di riduzione dei rifiuti alla fonte, ad esempio favorendo il compostaggio domestico. Sappiamo che il conferimento della frazione organica è molto costoso: un territorio come quello della nostra Regione, ove gli spazi di campagna non mancano e dove la concentrazione urbanistica è piuttosto diffusa sul territorio, senz’altro si potrebbero favorire operazioni di compostaggio familiare o di comunità. In tale prospettiva, va ascoltato il grido degli amministratori locali che chiedono un riconoscimento degli sforzi fatti per portare avanti progetti virtuosi dal punto di vista ambientale: spesso la TARI, che deve coprire integralmente il costo dei servizi erogati, continua ad essere troppo alta rispetto agli standard raggiunti e certificati dai Comuni.
11. Quali provvedimenti prenderesti per la politica delle aree protette in Toscana, ivi compreso il cosiddetto Parco della Piana, e per la tutela delle Alpi Apuane?
Uno degli obiettivi da raggiungere è la maggiore conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche che il territorio toscano offre. Le aree protette hanno un grande potenziale, ambientale ma anche turistico. L’uomo deve imparare ad adagiarsi sulla natura, piuttosto che a trasformarla. La difesa della biodiversità deve essere interesse primario e, nella stessa direzione, occorre valorizzare il capitale naturale che ci viene offerto attraverso l’incentivazione di una produzione agroalimentare tipica e di qualità e del turismo ambientale.
12. Quali provvedimenti prenderesti per potenziare il trasporto pubblico urbano ed extraurbano?
Un mondo interconnesso ha bisogno di infrastrutture. E’ fondamentale attuare un piano di investimenti che vadano a potenziare la rete di collegamenti in Toscana: diventa strategico avere progetti ben definiti e portarli a termine in tempi ragionevoli. Da studiare la possibilità di redere gratuto il trasporto locale fino a 25 anni; mentre per gli over 25 un biglietto di un euro su tutta la rete. Accanto a questo va incentivato il trasporto pubblico, nel modo più sistematico, puntando molto sulla manutenzione e sulla piccola ristrutturazione, come quella delle strade ordinarie, dei marciapiedi: piccole cose che però sono essenziali, vissute quotidianamente dalle persone. Allo stesso tempo tutto questo può essere fonte di lavoro per le nostre piccole e medie imprese.
13. Cosa pensi dell’idea di una proposta di legge regionale cemento-zero da proporre trasversalmente insieme a tutte le forze disponibili?
La Regione Toscana ha già dato prova in questo campo di essere capace di adottare buone decisioni, in tema di economia circolare. Nel 2014, infatti, fu la Toscana la prima Regione italiana ad adottare una legge per regolamentare il consumo di suolo: ciò ha rappresentato un modello per contrastare gli abusi e gli eccessi legati alla cementificazione selvaggia. Occorre andare avanti in questa direzione, perché la natura ci dà l’ultimatum: il suolo è una risorsa finita ed il suo consumo indiscriminato rappresenta un’emergenza, un fenomeno scellerato connesso alle esigenze economiche e allo sregolato progresso della società moderna. Nell’ottica della sostenibilità e del “riuso”, dobbiamo assumere la consapevolezza di essere ospiti di un pianeta limitato con risorse limitate. Molti edifici necessitano di ristrutturazione, i piccoli centri abitati e i centri cittadini vivono il fenomeno dell’abbandono: le persone devono tornare ad abitare quei locali e quindi devono essere recuperate le volumetrie esistenti. Questo consente di conciliare l’esigenza di un consumo oculato del suolo con quella di sostenere l’attività edilizia.
14. Ti impegni a tenere un rapporto di contatto con Ecolobby e con le associazioni e i movimenti Ecologisti, favorendone l’espressione nelle Istituzioni, attraverso la richiesta di audizioni, la presentazione di iniziative di legge, emendamenti, mozioni concordate, ecc?
Mi impegno a tenere un rapporto di contatto con Ecolobby e con le associazioni e i movimenti Ecologisti. Il confronto e lo scambio di idee sono il primo strumento della buona politica.