Mario Primicerio è stato sindaco di Firenze a metà anni Novanta, un accademico, professore universitario di matematica razionale stimato e affermato che ha abbracciato la politica “sull’onda della società civile”. Con lui parliamo delle prossime elezioni regionali e dell’appoggio che dà al candidato al Consiglio regionale per il Pd a Firenze, Roberto D’Ippolito. “Roberto – dice – è un uomo che affronta la politica come servizio a favore delle persone più deboli, credo che sia necessario che la Regione sia in mano a persone anche schierate apertamente a combattere la criminalità organizzata”.
Di cosa crede ci sia bisogno adesso?
La Toscana, pur considerata una regione privilegiata, è un possibile target per l’attacco della criminalità organizzata. Abbiamo bisogno che la Regione sia guidata da persone che abbiano esperienza adeguata per suggerire i mezzi con cui prevenirla e combatterla. Queste sono anche le impronte digitali di Roberto D’Ippolito, che in tutti questi anni si è esposto anche in prima persona, come rappresentante di parte civile nei processi contro la mafia.
Come è cambiata la politica in questi anni?
Sembra sia passata un’era. Purtroppo il clima che caratterizza l’attività del centrodestra e della sua campagna elettorale è alimentare le paure per far balenare l’eventualità di affidarsi a un uomo o una donna forte, per assicurare quella sicurezza che si ritenga messa in pericolo, naturalmente esagerando. E’ questo quello che distingue: chi insiste sulla paura e chi insiste sulla speranza.
Come vede questa campagna elettorale?
Io sono incline a diffidare dai sondaggi di opinione prima delle elezioni, c’è una fetta talmente alta di persone che non si esprimono. La destra non si preoccupa di come amministrare e delle cose che ci sono da fare. Vedo una campagna elettorale non rispettosa dell’intelligenza degli elettori, che guarda alla pancia e non alla testa delle persone. Dall’altra parte, sulla presenza degli altri candidati, avrei preferito che ci fosse stata più unità.