A fine gennaio scorso Mario Draghi, ricevendo a Berlino la Croce al Merito della Repubblica federale tedesca, alla presenza della Cancelliera Angela Merkel e del presidente Frank-Walter Steinmeier, ha dichiarato: “Per preservare il nostro progetto europeo, dobbiamo essere in grado di affrontare le nuove sfide che ci attendono in relazione al cambiamento climatico, alla disuguaglianza e all’indebolimento dell’ordine globale postbellico”.
In questi giorni devastati dal coronavirus Draghi, dalle colonne del Financial Times, ha fatto sentire nuovamente la sua autorevole voce affermando che “ci troviamo di fronte a una guerra e dobbiamo muoverci di conseguenza. La sfida è come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa ancora peggiore da una pletora di default che lasciano danni irreversibili”. La pandemia egli ha osservato è “una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche”.
Avendo il progetto europeo, dunque, un’ulteriore drammatica sfida da affrontare, oltre a quelle sopra accennate, Draghi indica con decisione la strada da seguire per i governi del continente e per la stessa Unione Europea.
Egli afferma che la priorità non deve essere solo quella di fornire un reddito di base a coloro che perdono il lavoro. “Dobbiamo innanzitutto proteggere le persone dalla perdita del lavoro. In caso contrario, emergeremo da questa crisi con un’occupazione e una capacità permanentemente inferiori, poiché le famiglie e le aziende lottano per riparare i propri bilanci e ricostruire le attività nette”. “Fondamentale – continua Draghi– è il ruolo corretto dello Stato nel distribuire il proprio bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire. Gli Stati l’hanno sempre fatto di fronte alle emergenze nazionali.”
Per ex presidente della BCE le banche devono prestare rapidamente fondi a costo zero alle società disposte a salvare posti di lavoro, perché in questo modo stanno diventando un veicolo per le politiche pubbliche, il capitale necessario per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli ulteriori scoperti o prestiti. “Né la regolamentazione né le regole collaterali – aggiunge – dovrebbero ostacolare la creazione di tutto lo spazio necessario nei bilanci bancari a tale scopo. Inoltre, il costo di queste garanzie non dovrebbe essere basato sul rischio di credito della società che le riceve, ma dovrebbe essere zero indipendentemente dal costo del finanziamento del governo che le emette”. Poiché le banche sono presenti in tutti i gangli dell’economia, conclude Draghi, esse “possono creare denaro istantaneamente consentendo scoperti di conto corrente o aprendo linee di credito”.
Nel disegno dell’ex presidente della BCE le banche rivestono, quindi, un ruolo centrale per salvare l’economia nazionale. L’auspicio, allora, è che i massimi rappresentanti del sistema bancario comprendano la missione strategica che sono chiamati a compiere nell’interesse nazionale e, in fin dei conti, dello stesso sistema bancario, perché, se disgraziatamente il tessuto economie e le imprese dell’Italia scompaiono, verranno cancellate anche le banche.